I MILLE PERCHÉ - GEOGRAFIA - IL MARE

PERCHÉ IL MARE HA COLORI DIVERSI?

L'acqua, voi sapete, è trasparente e perfettamente incolore. Eppure il mare si presenta variamente colorato, ora azzurro, ora blu scuro, ora verde, ora turchese e così via.
A che cosa sono dovute queste sue colorazioni? L'azzurro è dovuto, innanzi tutto, al colore del cielo che vi si specchia.
Al largo è blu cupo perché, oltre ad essere del colore del cielo, è talmente profondo che la luce viene assorbita completamente.
I raggi del sole, infatti, possono raggiungere al massimo i duecentocinquanta metri di profondità. Oltre, inizia la notte eterna, il buio più fitto e completo popolato da pesci mostruosi che vivono di ciò che piove dall'alto e che emettono luce propria. Spesso vediamo il mare verde, specialmente vicino alla costa dove l'acqua è poco profonda, perché le radiazioni verdi della luce rimbalzano sulla sabbia del fondo e ritornano diffuse ai nostri occhi. La natura del fondo determina sempre una colorazione particolare, quando la luce s'imbatte nella sabbia, negli scogli o in banchi d'alghe.
Spesso microrganismi planctonici, o certi tipi di alghe determinano colorazioni suggestive.
Il Mar Rosso e il Mar Nero, ad esempio, devono il loro nome a fenomeni simili.

PERCHÉ IL MARE È SALATO?

Non è da poco tempo che il mare ha il sapore amaro e inconfondibile che tutti conosciamo.
Dal giorno lontanissimo in cui l'acqua ha preso a scorrere sul nostro pianeta ed a raccogliersi nelle depressioni, ha cominciato a farsi salata, ad accumulare, cioè, sali diversi.
Scendendo a rivoli dalle montagne ha trasportato con sé detriti di roccia e si è combinata chimicamente con i minerali con cui è venuta a contatto durante il suo tortuoso cammino.
Ogni fiume ha portato con sé i sali corrispondenti ai minerali con cui l'acqua si è combinata e quindi si è gettato nel mare in formazione.
Qui, a poco a poco, col passare di milioni di anni, i sali minerali si sono accumulati, disciogliendovisi in sempre maggiori quantità, e lo hanno reso salato. Il calore del Sole ha contribuito e contribuisce notevolmente alla salinità del mare.
Picchiando sulla sua superficie, fa evaporare grandi quantità d'acqua e fa precipitare i sali in essa disciolti, i quali vanno ad arricchire l'acqua rimasta. La salinità del mare, infatti, non è costante in tutti i punti del globo e dipende dalla maggiore o minore quantità d'acqua che si tramuta in vapore e che sale in cielo a formare le nubi.
Verso l'Equatore, dove l'evaporazione è maggiore la salinità è notevole (Mar Rosso 40% circa), mentre nei mari freddi, dove l'evaporazione è minore o quasi nulla, la salinità è molto bassa (Mar Baltico 8% circa). Ciò spiega anche la facilità con cui, nei pressi dei Poli, il mare si geli.

PERCHÉ CI SONO LE ONDE?

La vista di un mare tranquillo ci ha spesso riempito di gioia. Questa grandiosa distesa di acqua, trasparente e cristallina, che ci invita a nuotare e a tuffarci in profondità può, in men che non si dica, mutarsi in un mostro furioso e terrificante. Vediamo allora onde gigantesche assalire gli scogli, schiantarvisi sopra con rumore assordante, precipitarsi verso la spiaggia schiumando fragorosamente.
Che cosa rende tanto infuriato il mare?
Quando soffia il vento, l'aria in movimento esercita una forte pressione sulla sua superficie e fa sì che questa si sollevi per poi ricadere.
Questo continuo alzarsi ed abbassarsi di masse di acqua sono le onde, che saranno tanto più alte quanto più forte soffierà il vento.
«... molte sono le volte che l'onda fugge il loco della sua creazione, e l'acqua non si move di sito; a similitudine dell'onde fatte il maggio nelle biade al corso dei venti, che si vede correre l'onde per le campagne e le biade non si movono dal loro sito». Così spiega Leonardo da Vinci il fenomeno del moto ondoso.
Nelle onde, infatti, pur propagandosi una notevole energia, non vi è trasporto d'acqua.
Nel progressivo succedersi del sollevamento e dell'abbassamento della superficie del mare, noi abbiamo la netta sensazione visiva che sia l'acqua che corra verso la spiaggia.
In realtà è solo energia di movimento che corre attraverso l'acqua e che si esaurirà sugli scogli o sulla spiaggia, mentre l'acqua che vediamo sollevarsi ed abbassarsi compie un volo a cerchio e ricade presso a poco nello stesso punto.
La prova di questo potrete averla gettando sul mare un tappo di sughero. Se fosse l'acqua a correre, lo vedreste ben presto sulla spiaggia, mentre esso si alzerà e si abbasserà sempre nel medesimo punto e, se si sposterà, ciò sarà dovuto solo al vento o alla presenza di una corrente.

PERCHÉ ALCUNE NAVI SI CHIAMANO «INCROCIATORI»?

L'incrociatore è un tipo di unità navale da guerra che, dopo l'invenzione della propulsione a vapore, ha avuto la maggiore diffusione ed il più ampio impiego, soprattutto durante le due guerre mondiali.
Il nome «incrociatore» deriva dal compito solitamente svolto dalla nave in tempo di guerra, che è appunto quello di «incrociare», di esplorare, cioè, il mare alla ricerca dei convogli nemici, di «agganciarli» ed entrare in combattimento con le singole unità, cercando di trascinarle possibilmente verso il grosso della flotta amica.
Per poter assolvere il loro compito gli incrociatori debbono essere veloci e robusti, essere armati di cannoni di medio calibro ed avere corazzatura sufficiente per sostenere lo scontro con unità di pari tonnellaggio e per non temere le artiglierie di unità minori.
Oggi le nuove armi hanno imposto agli incrociatori radicali trasformazioni: le artiglierie sono state soppiantate da impianti missilistici e, dal momento che la potenza distruttiva dei missili è tanto grande da far breccia in qualsiasi corazzatura, gli incrociatori sono stati alleggeriti per aumentarne la manovrabilità.
Anche altre navi derivano il loro nome dai compiti che svolgono in guerra. Si chiamano, ad esempio, «cacciatorpediniere» delle navi leggere, di stazza massima intorno a 3000 tonnellate, destinate alla ricerca ed al combattimento delle siluranti (o torpediniere), piccole unità velocissime ed armate di siluri; e «corazzate», delle navi veloci, dotate di un sistema di corazze sia laterali che orizzontali e di un potente armamento di artiglieria.

PERCHÉ SONO FAMOSI I «NODI DEL MARINAIO»?

In marina si è sempre fatto e si fa tuttora larghissimo uso di nodi e questo è comprensibile se consideriamo come il sartiame, dall'invenzione della vela in poi, sia stato importante. La loro fama comunque, più che al presente, è legata al passato, quando le navi che solcavano i mari andavano a vela. Nella complicata attrezzatura navale si fanno nodi per quattro scopi diversi e, per ognuno di essi, il nodo assume una forma particolare che garantisce la funzionalità e l'efficacia.
Si fanno, dunque, nodi per evitare lo sciogliersi dei «legnoli» (che sono gli elementi costitutivi dei cavi vegetali, formati dall'insieme di più filacce torte a spirale) e si usano a questo scopo nodi semplici, fasciature con spago e bottoni «a piede di pollo»; per accorciare un cavo o crearvi un ingrossamento locale e si usano a questo scopo vari tipi di nodo quali il nodo semplice, il nodo margherita e il nodo di Savoia e, per l'accorciamento, nodi a treccia o a catenella; per unire insieme due o più cavi si usano nodi semplici, nodi doppi, nodi piani o nodi vaccai; infine, per avvolgere un oggetto, e si usano cappi e nodi scorsoi di vario tipo e dimensione.